CONTRASTO ALLA LEBBRA 2.0
In Guinea Bissau operiamo nel quadro del “Programma nazionale di controllo della lebbra” per ridurre i casi di trasmissione attraverso una diagnosi precoce, ma anche con l’informazione e la sensibilizzazione per favorire l’integrazione sociale. In un contesto simile operiamo anche in Mozambico e in Brasile. In questi Paesi, come del resto in tutte le nostre progettualità, noi di AIFO sosteniamo le associazioni locali di persone con disabilità che sono un potente strumento di integrazione sociale ed istituzionale.
Quando parliamo di “contrasto alla lebbra 2.0” per semplificare ed abbreviare la nostra mission, vogliamo proprio sottolineare quella nuova e aggiornata versione dell’approccio alla solidarietà e alla cooperazione internazionale, basato sullo sviluppo inclusivo su base comunitaria, quello che permette agli emarginati, per qualsiasi ragione non solo ex-malati di lebbra, di trovare un posto nella propria comunità, di essere avviati ad attività produttive che ne garantiscano non solo la sussistenza economica ma anche la dignità, di poter formare una famiglia, di poter far studiare i propri figli.
Attraverso queste azioni si sradica quella condizione che oggi caratterizza una parte importante dell’umanità e che ha impatti economici e non solo su tutto il “villaggio globale”, la povertà.
Siamo presenti in paesi dove la percentuale della popolazione che vive al di sotto della soglia nazionale di povertà oscilla tra il 69,3% della Guinea Bissau, al 21,6% della Mongolia, passando per il 51% della Liberia e il 46% del Mozambico o dal 26,5% del Brasile o dal 22% dell’India.
Se consideriamo che i nostri progetti si svolgono solitamente proprio nelle zone più povere, si comprende quale impatto benefico possano avere.
Alla povertà si accompagna la fame, ancora oggi ci sono 800.000 milioni di persone che soffrono la fame. Liberia, India, Guinea Bissau, Mozambico, dove noi di AIFO siamo presenti con più progetti, sono tutti, in ordine decrescente, paesi che hanno un indice grave della fame, secondo l’ultimo Rapporto sull’Indice globale della fame 2019.
Povertà e fame che costringono assieme a guerre, carestie, cambiamenti climatici, milioni di persone ogni anno a cercare un futuro migliore attraverso la migrazione, un sogno che molto spesso si traduce in morte o sofferenze per chi parte.
Ma la comunità locale al centro del nostro lavoro è anche al centro della comunità globale. Dobbiamo rendere più forti i sistemi sanitari dei paesi più poveri per rendere la comunità mondiale più preparata ad affrontare le sfide sanitarie come le epidemie, così come dobbiamo migliorare la situazione socio-economica dei Paesi in cui operiamo per rendere migliore la vita delle persone nei loro territori.
Un intervento sanitario concreto in una comunità povera, debole e vulnerabile, in questo mondo strettamente interconnesso, equivale a dare migliori speranze di vita e giustizia in tutto il mondo.
Prendersi cura degli ultimi significa prendersi cura di tutta l’Umanità, perché l’unico modo di affrontare le malattie, le epidemie e la povertà è quello di farlo insieme, assicurando a tutti adeguati servizi sanitari e sociali.